GUFETTO | La leggerezza della morte

Pubblicato su Gufetto il 19/1/2016

di Francesca Calisti

Venerdì 15 gennaio abbiamo assistito, nella sala Gassman del teatro dell’Orologio, al primo spettacolo della trilogia “Niente di nuovo sotto il suolo”; La variante E.K.di e con Luca Ruocco e Ivan Talarico della compagnia “Doppio senso unico”.

E.K. ha deciso di suicidarsi con un cappio al collo. Due loschi figuri, interpretati da Luca Ruocco e Ivan Talarico, lo affiancano aiutandolo nel suo macabro intento, coinvolgendolo in una serie di tragicomiche scenette e facendogli rivivere momenti della sua vita per capire fino in fondo l’assurdita’ del gesto.

E.K., l’aspirante suicida, viene scelto tra il pubblico e si trova, suo malgrado, a diventare il protagonista della storia. I due attori accompagnano il malcapitato lungo un percorso che ha dell’assurdo, del rocambolesco, del ridicolo, trasformandosi ogni volta in personaggi diversi grazie all’ausilio di maschere di scena e oggetti studiati per rendere ogni volta una sfaccettatura diversa della morte. Da allenatori del salto dallo sgabello, a portatori di bare, portatori di biro, portatori di bora fino a pizzicagnoli e becchini, i due riescono ogni volta,  a strappare più di una risata e a creare un percorso articolato che vuole scandagliare ogni sfaccettatura dell’animo e della vita di E.K. entrando addirittura nei suoi sogni di “far west” e prendendo le sembianze di due improbabili e crudeli cavalli.

Una serie di gag esilaranti che rendono bene l’assurdità di un gesto estremo e forse del voler continuare a vivere, talvolta ridicolizzando lo spettatore che diviene protagonista ignaro della storia e si trova al centro del palco senza poter scappare. Lo spettacolo scorre veloce e i due attori riescono, con cambi di scena velocissimi, a tenere bene il ritmo serrato delle numerose gag, considerando anche la difficoltà di avere in scena un personaggio totalmente estraneo e di dover fronteggiare alle sue imprevedibili reazioni.

E.K. è il primo spettacolo della trilogia “Niente di nuovo sotto il suolo” e come in “g U.F.O.” continui sono i rimandi al teatro di Brecht e alle avanguardie del 900, in particolare al teatro futurista. Luca Ruocco e Ivan Talarico riescono anche questa volta a divertire, a suscitare fragorose risate, a rendere in qualche modo leggera e priva di senso, la paura della morte e come in “g U.F.O.” c’insegnano a non prenderci troppo sul serio.