L’UNICO | DoppioSenso Unico e la performance “E.K.” al Teatro Ripa

articolo pubblicato su L'unico 14 luglio 2012

di Elisa Josefina Fattori

La performance teatrale "E.K." segna il quarto appuntamento della rassegna "Giovani Artisti Sotto le Stelle". La manifestazione, promossa dall’Associazione Culturale "Leopoldo Franchetti", è volta ad incentivare la produzione artistica di giovani cantautori, attori ed interpreti. Il 16 Luglio 2012 alle ore 21:00 al Teatro Ripa – c/o "Lungo il Tevere Roma" con ingresso gratuito – è in scena la compagnia teatrale DoppioSenso Unico. Non solo compagnia teatrale, DoppioSenso Unico è anche Produzione Video Indipendente con i cortometraggi low-budget del filmaker/attore Luca Ruocco, il quale – non avendo mai disdegnato la strada tortuosa degli "s-Cult" – ha fondato il portale internet "InGenere Cinema" e fa parte dell’organizzazione del "Fantafestival" di Roma.

Il 16 Luglio porterete in scena lo spettacolo "E.K.". Parlaci di questa performance teatrale.
"E’ il nostro ultimo spettacolo. E’ la storia di un uomo alle "corde" che aspira alla corda, l’unica via di fuga che possa regalargli una compiutezza che la vita non gli ha concesso. La corda di cui parliamo è quella del cappio, e la via che E.K. percorrerà – all’interno della sua evoluzione scenica – sarà quella del suicidio. Cosa non facile da organizzare e mettere in pratica per un personaggio indifferente alla vita come E.K. che, per arrivare a compiere il gesto desiderato, avrà bisogno dell’ausilio/supplizio di numerosi collaboratori/aguzzini. E’ importante sottolineare che, come in ogni nostro spettacolo (e durante la rassegna "Giovani Artisti Sotto le Stelle" avete avuto modo di vedere "Cicùore"), anche in E.K. si affacciano tematiche universali come quelle della religione e della morte. Il nostro punto di vista su queste – ed altre – tematiche affrontate è assolutamente ilare e non serioso: le "liberiamo" dall’austero senso sacrale, sottolineando i lati grotteschi e assurdi che contengono nella realtà. Ridiamo, e riusciamo a far ridere, di quello che la nostra cultura ritiene ancora un tabù. La particolarità della performance "E.K." è soprattutto il ruolo iper-attivo che abbiamo riservato al pubblico. Se – nei nostri lavori precedenti – abbiamo sempre ritagliato alcuni spazi per "scambi di ruolo" tra performer e spettatori, in "E.K." abbiamo completamente scardinato la divisione tra spazio teatrale e platea. Non amiamo gli spettacoli che ti reprimono nel ruolo di "pubblico soprammobile", ovvero un contenitore da riempire di chiacchiere. E non amiamo un pubblico immobile ed inattivo, sia mentalmente che fisicamente."

In che modo ti sei avvicinato al Teatro?
"Mi sono avvicinato al Teatro intorno ai diciotto anni, come spettatore. E – insieme ad Ivan Talarico – subito affascinati dall’atmosfera viva e creativa respirata in platea, considerammo di fare il "salto" dall’altro lato della sala. Pensammo quindi di scrivere e mettere in scena uno spettacolo tutto nostro ("Comico Ergo Sum", 1999) coinvolgendo un gruppo di amici. Ovviamente l’esperienza fu disastrosa e, dal punto di vista della realizzazione scenica, lo spettacolo non vide mai la luce. Ma – proprio con l’aborto di quella messa in scena – nacque DoppioSenso Unico. Con Ivan Talarico continuammo a lavorare alla scrittura di nuovi spettacoli, frequentando la Scuola di Teatro diretta da Salvatore Emilio Corea, a Catanzaro. Nel 2005 la prima auto-produzione teatrale è arrivata in Teatro e nei festival: "Viageatruà" testo scritto, diretto e interpretato da me, Ivan Talarico e Lorenzo Vecchio. Quello è stato il secondo passo importante."

Quale pensi che potrebbe essere la formula per riavvicinare i giovani al Teatro, luogo frequentato abitualmente da un pubblico adulto/anziano?
"Credo che alla base ci sia un problema di linguaggio e priorità differenti. Infatti è difficile creare interesse in un pubblico giovane se il "Teatro Medio Italiano" rimane ancorato ad una forma di spettacolo già superato nei primi del Novecento. Bisognerebbe scardinare un Teatro arcaico che continua ad aggirarsi nelle sale – vampirizzando spazi e rilevanza – in favore di un Teatro che meriterebbe d’essere ascoltato anche se non conosciuto. Forse è un discorso utopico."

Parlaci della trasmissione radiofonica "Zizzanica/Mente", andata in onda nel 2010 su FusoRadio.
"Cosa vai a tirar fuori! La storia è lunga e incredibile. Nel lontano 2005, all’interno di un locale del quartiere San Lorenzo a Roma, fummo tra i pochi fortunati ad assistere alla proiezione del film cult-trash "La croce dalla sette pietre" (1987), meglio conosciuto come "La camorra contro il lupo mannaro". In sala era presente anche il regista di questo caposaldo dell’Horror-Trash Italiano: Marco Antonio Andolfi. Personalmente ho sempre avuto una passione per il Cinema di Genere, e l’incontro con Marco Antonio Andolfi ci folgorò: nel giro di pochi giorni il regista entrò a far parte, nella duplice veste di presentatore ed interprete, del mio cortometraggio "Jekyll/Hide". Da allora con Andolfi è nata un’amicizia. Insieme abbiamo lavorato a "Riecco Aborym" (2008), un medio-metraggio che rappresenta il sequel del suo unico film, e abbiamo sperimentato la Radio. Supportati dal gruppo di FusoRadio abbiamo dato vita ad una trasmissione riguardante la vita, le esperienze professionali e l’istrionica personalità di Marco Antonio Andolfi, mentre io e Ivan Talarico rappresentavamo i suoi "discepoli/aguzzini". Grazie alla creatività di Andolfi i cardini della trasmissione "Zizzanica/Mente" erano il nonsense, il grottesco e l’umorismo. "Zizzanica/Mente" andò in onda – in streaming – su FusoRadio con un appuntamento settimanale di un’ora e mezza dal Dicembre 2009 all’Aprile 2010. A breve le puntate saranno ri-ascoltabili sul nostro sito internet."

Nella vostra attività artistica date molto spazio al nonsense ed alla clownerie. Sono forme comunicative più dirette ed immediate?
"Per quanto riguarda la clownerie, nel 2010 insieme a Vladimir Olshansky portammo in scena "Briosci" al Teatro delle Palline di Roma: uno spettacolo ibrido tra il nostro tipo d’ironia estremamente irreale e nero, e quello più giocoso, slapstik, tipico delle clownerie. Il nonsense ed il grottesco sono abitualmente parte del nostro modo di ri-leggere la realtà, e permeano ogni nostra creazione teatrale. E’ un tipo di linguaggio che abbiamo ereditato e rielaborato dalle Avanguardie Futuriste e dal Teatro dell’Assurdo. Ma non ne facciamo un vanto culturale: questo linguaggio molto stringato e diretto – e apparentemente senza significato – si lega perfettamente al nostro modo di raccontare. Attraverso scene brevi e sketch dal ritmo sincopato sfidiamo sia la consueta struttura narrativa che l’unità di tempo."

Dal 2007 la compagnia DoppioSenso Unico organizza laboratori e seminari. Come avete sviluppato questi progetti?
"Nel 2005 iniziamo a collaborare con un’altra giovane Compagnia Teatrale romana, quella dei "Residui Teatro". La prima settimana di repliche di "Viageatruà" fu messa in scena proprio nel Teatro indipendente che i "Residui Teatro" gestivano, all’interno della Rampa Prenestina. Il gruppo dei "Residui Teatro" già da qualche anno curava una serie di laboratori teatrali, alcuni dei quali condotti da professionisti del settore come Vladimir Olshansky, clown russo con all’attivo importanti collaborazioni (ad esempio con "Le Cirque du Soleil"). Quando i "Residui Teatro" lasciarono Roma per trasferirsi in Spagna, DoppioSenso Unico – per continuare la collaborazione che ci legava da anni – prese in consegna l’organizzazione dei laboratori che maggiormente si legavano con la nostra ricerca teatrale: in primis quelli di clownerie e mimo condotti da Vadimir Olshansky. Col passare del tempo abbiamo organizzato nuovi seminari: come quello sul "Metodo dell’Attore nell’Opera di Pechino" diretto dall’attore Xu Xuen, o quello di "Mimo" con Armando Profumi. E nel 2011 abbiamo condotto il nostro primo laboratorio di "Propedeutica Teatrale" per giovanissimi allievi."