PANEACQUACULTURE | Per favore, non portarmi su quel palco: Talarico/Ruocco e il gioco con il pubblico

articolo pubblicato su Paneacquaculture del 1/2/2016

di Iris Basilicata

“Era meglio se me ne stavo a casa!”. Quante volte ci siamo ripetuti questa frase quando, durante uno spettacolo, abbiamo sentito la fatidica frase “E ora sceglierò uno di voi per.. ”? Il protagonista delle produzioni di DoppioSenso Unico, compagnia teatrale formata dall’insolito duo composto da Ivan Talarico e Luca Ruocco sembra essere proprio il pubblico.
La compagnia ritorna al teatro dell’Orologio di Roma con una trilogia dal titolo Niente di nuovo sotto il suolo. Perché effettivamente, sotto il suolo che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, nulla è poi così speciale come potrebbe sembrare. Parlare della morte non ha mai fatto ridere così tanto.  La prima cartuccia delle tre è La variante E.K., in cui un giovane protagonista viene indottrinato da due maestri becchini su vari tentativi di suicidio con la speranza di trovare quello a lui più congeniale. Gli attori non fanno in tempo ad entrare in scena che subito trascinano con loro un ragazzo del pubblico. Per la serie: stasera vado a teatro e mi rilasso. Sarà proprio lo spettatore scelto dagli attori ad interpretare E.K., variante ogni volta diversa protagonista dello spettacolo.
La peculiarità del lavoro del duo, che opera ormai insieme dal lontano ’99 e che ricorda famose coppie comiche della tv degli anni settanta, è quello di coinvolgere i propri spettatori nel vero senso della parola. I “mal capitati” all’inizio sovrastati dall’imbarazzo di essere catapultati in scena, rispondono poi piacevolmente al lavoro attoriale. Grazie alla bravura dei due attori riescono abilmente a passarsi la palla di battute e di giochi linguistici che mai avrebbero pensato di dover fare. Le improvvisazioni danno vita a degli esilarantissimi sketch comici inevitabilmente differenti sera dopo sera sovrastati da un alone di spontaneità che ne è, inevitabilmente, la carta vincente.

Anche g.U.F.O., secondo spettacolo della trilogia, include spettatori per la messinscena. I protagonisti sono gufi ed alieni le cui vicende si alternano con quelle di fantasmi storici quali Marx, Darwin, Hitler, Freud, Netwon e addirittura lo stesso Gesù, che mostrano con freddure da brivido in che modo rapiscono gli alieni. La forza del loro rapimento, però, è fragile quanto il retino per farfalle che gli attori utilizzano in scena a conclusione dei loro siparietti. Anche qui gli sketck comici focalizzati su giochi e assonanze di parole si alternano ora con le vicende di due gufi intrappolati in una vita monotona e claustrofobica (maschere di Tiziana Tassinari) che dialogano tra loro con freddure da brividi, ora con alieni militari che si prendono gioco del pubblico.

Dopo l’alienazione si passa alla morte per malattie con Operamolla, solo che stavolta il morto in scena c’è e viene celebrato un vero e proprio funerale in suo onore. Quattro portantini scelti tra gli spettatori portano il cadavere di Ruocco fuori dal teatro. Adagiato sul freddo marciapiede, Ivan Talarico chiede a tutti di ricordare il suo amico e collega con dei pensieri e frasi di circostanza. Tra il pubblico che non riesce a smettere di ridere e i passanti increduli, Talarico è l’unico a soffrire per la morte del collega: tutto intorno a lui sghignazzano per la situazione surreale, mostrando quanto un macabro rito funereo possa essere invece motivo di felicità altrui. Lo spettacolo riprende in sala non senza prima aver fatto le dovute condoglianze al distrutto Talarico. Un susseguirsi di continue domande sul come debellare le malattie che portano inevitabilmente alla morte, trovano risposte nei consiglio di santi identificati in accensioni di lampadine o da squilli di un telefono posti in proscenio. Il gioco tra la vita e la morte è composto da pedine di spettatori che trasformano le loro risate in un sorriso stentato quando, abbandonati i giochi e le maschere, il duo svela come alcune vicende da loro realmente vissute abbiano poi portato alla costruzione di quello che fino ad adesso ci ha fatto ridere tanto.
Il teatro di DoppioSenso Unico è farcito di maschere, travestimenti, clownerie, teatro dell’assurdo, parole surreali, assonanze, freddure e black humour senza mai perdere il fulcro centrale dello spettacolo. La trilogia Niente di nuovo sotto il suolo vuole essere un’esilarante quanto amara riflessione sul fatto che solo una cosa è certa nel futuro di ognuno: alla fine della vita sicuramente ci aspetta il buco nero della morte, che è uguale per tutti e non riserva nulla di speciale per nessuno. La morte, raccontata dall’allegro quanto serissimo duo, non è mai stata così digeribile.