METROMORFOSI | Teatro Fucsia

articolo pubblicato su Metromorfosi n.29 Dicembre 2009

di Antonella Vercesi

I DoppioSenso Unico sono una compagnia di teatro fucsia (per creare un nuovo genere e farvi capire meglio dove si collocano). Hanno una travagliata storia familiare alle spalle. Dal 1932, i nonni agricoltori, che abbandonarono la carriera agreste per l'arte scenica e allucinata, lasciarono agli eredi nipoti, Luca Ruocco e Ivan Talarico, un fitto corredo genetico da approfondire. Ora, i giovani creativi, scelgono il grottesco e l'inquietante: lontani da una tecnica sterilmente formale, sanno divertire e scomporre il pubblico.

Quando si è formata la vostra compagnia e perché?
Nel 1999 avevamo 18 anni. A teatro, vedendo vari spettacoli, abbiamo capito che le nostre capacità artigianali avrebbero potuto animarsi all'interno di quello spazio.

Infatti, scrivete, dirigete, musicate e videoinstallate. Tra qualche anno non vi basterà aprire un chiringuito vista mare per riprendervi dal tanto lavoro e rilassarvi un po'.
Dalla prima sceneggiatura Comico ergo sum (ancora in attesa di andare in scena), effettivamente non ci siamo mai fermati. Nell'ultimo anno abbiamo messo in cantiere tre cortometraggi, un festival, due spettacoli e un disco. Ora sono in fase di realizzazione un documentario e uno spettacolo.

Anche la produzione è opera vostra o avete chi vi sostiene?
C'è un folto pubblico che ci segue in vari esperimenti. Si può dire che facciano parte della produzione.

Ivan: Per quanto riguarda il mio ultimo progetto musicale, è stato possibile realizzare il cd con il metodo delle produzioni dal basso. Gli interessati hanno prenotato, in anticipo, una o più copie del singolo, cliccando sul sito delle ProduzioniDalBasso e ora che è finito, verrà recapitato a casa. Gli undici brani contenuti ne Il figlio di Risulì saranno presentati al Simposio il 3 dicembre. Le sonorità si collocano tra i musici francesi, bossa nova, blues e finto western. (qui c'è confusione tra Risulì, il disco che avevo appena realizzato e presentato al Simposio e Il figlio di Risulì, progetto per una produzione dal basso mai realizzato, N.d.R.)

Luca: Partecipiamo anche a bandi di concorso, grazie ai quali ho finito di girare un documentario sugli aspetti della tradizione calabrese. Ho indagato la dualità esistente tra la religione e le pratiche magiche, dove il rito incontra la spiritualità.

Si dice che i vostri nonni fossero Dadaisti nel 1932 e che loro abbiano fondato i DoppioSenso Unico, si dice…
I nostri antenati, regolarmente iscritti come compagnia stabile, erano contadini che facevano teatro ispirandosi alle nuove avanguardie, sentivano nell'aria influenze surrealiste. Hanno lavorato insieme per tre anni allestendo spettacoli all'aperto, organizzando feste contadine, simili a dei veri e propri happening.

Quali punti avete in comune con loro e a chi vi ispirate oggi?
In comune abbiamo una sensazione di fastidio nei confronti della chiarezza. Nello spettacolo Viageatruà (in realtà era Le clamorose avventure di Mario Pappice e Pepé Papocchio, N.d.R.), seguendo un principio disfattista, distruggiamo le cose. Con l'ausilio del linguaggio cinematografico muto, trattiamo aneddoti che non c'entrano molto tra di loro, ma grazie ai cartelli e alla performance in sé, lo spettatore capisce seguendo una logica disconnessa. Siamo a metà strada tra l'happening e il situazionismo. Comunichiamo attraverso codici per creare una reazione nel pubblico a vari livelli: fisico, emotivo e mentale. Nella sfera contemporanea Antonio Rezza (e Flavia Mastrella, N.d.R.) sono il nostro grande riferimento; ancora, Ciprì e Maresco e il Teatro dell'Assurdo.

Andarli a vedere perché Firmano gli spettacoli con grazia e intelligenza. Decompongono manichini gettandoli in grandi contenitori di colore; importunano il pubblico. Sono divertenti clown metropolitani. Amano il teatro povero.
Ivan sostiente che il loro è un atteggiamento di ricerca in cui però manca la noia.